DANIELA MARCULET BIOGRAFIA E POESIE
Non si sa a quanti peccati fondamentali ha diritto un uomo in questo mondo, però un poeta ha diritto solo a tre: gridare l'amore e il luogo in cui nasce, credere nella vita e le sue leggende e spingere, con un passo oltre, il confine della morte. Nella piena comprensione di tutto gli si perdona il fatto di aver vissuto di più per gli altri che per se stesso, che ha mangiato pane e non farfalle, pentimenti e inginocchiamenti, la sua veglia al capezzale del pensiero malato, il suo grido in versi.
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DANIELA MARCULET BIOGRAFIA E POESIE
Daniela
è nata sotto il segno zodiacale della lontananza. Altrimenti cosa
cercherebbe nelle terre italiane? E perché scrive sul porticato
della casa parole artigianali? Per la profonda nostalgia della sua
patria.
Romena,
nata in mezzo a settembre, la sua vita è un percorso in terre dove
ha sempre sfollato le sue radici. Venuta al mondo sulle splendide
colline della Moldavia di Stefano il Magno, confinante alla culla del
poeta Eminescu si trasferisce a dieci anni in Transilvania, non molto
distante dal castello di Vlad Tepes, detto Dracula, vicino alle onde
del fiume Somes, per poi arrivare nelle terre bergamasche, dove vive
per dieci anni. Tornata in Romania, dove vive tuttora, continua a
scrivere in italiano, una lingua che ha assimilato come la sua.
Laureata in Comunicazione, segue i corsi di Master di Management
della Comunicazione per completare la sua educazione. Ha un figlio
studente all'Università di Belle Arti, sezione Grafica e un uomo
accanto, l'uomo che ha cercato per tutta la sua vita e che l'ha
completata e adempisce.
La
sua poesia ci fa galleggiare in un canticello che si sente solo con
il cuore, al tramonto, in una Italia dove si sente il volo delle
cicogne verso l'Africa. E' una lacrima tutto intorno. Ci fa sedere
sulla sabbia di un golfo d'orizzonte. Tranquilli, persi. A volte è
una tempesta, un tormento, un peccato.
Non
si sa a quanti peccati fondamentali ha diritto un uomo in questo
mondo, però un poeta ha diritto solo a tre: gridare l'amore e il
luogo in cui nasce, credere nella vita e le sue leggende e spingere,
con un passo oltre, il confine della morte. Nella piena comprensione di tutto gli
si perdona il fatto di aver vissuto di più per gli altri che per se
stesso, che ha mangiato pane e non farfalle, pentimenti e
inginocchiamenti, la sua veglia al capezzale del pensiero malato, il
suo grido in versi.
Daniela
è una poetessa con incentivi malinconici, pubblicata in varie
antologie, ma che non ha il coraggio di mettere tutto in una silloge
perché richiuderebbe la sua anima, condannata a proferire elegie
scritte sullo specchio che riflette la luna buia, quando la città
raccoglie follie e crolli.
Le
sue tre poesie
SI
INCRESPA IL RAGGIO DI LUNA
Si
increspa il raggio di luna
Sulla
tua fronte
Orizzonte
aperto per i miei baci
Soffio
Gli
ultimi
Finchè
il mantello
Li
veste di buio
E si fa
caldo
Sotto
il ciglio caldo
Della
tua mano
Sul mio
seno
ETERNE
DOMANDE
Sai
quante anime racconta
Il
paradiso tra le porte del cielo?
Sai
quanti mostri popolano
L’
ardente, il bruciante inferno?
Sai
quante lacrime vestono
Il
giorno grigio di bianco inverno?
Sai
quanti nomi mancano
All’
appello della festa ?
Sai chi
ha fatto la morte
Scura,
spietata, dissesta?
Sai
perché ti viene
Buttare
le chiavi in andata?
Sai
perché scrivo ululato
Nelle
armi di lutto stancato?
Sai
quante madri bestemmiano
Gli
anni rimasti in grido addolorato?
E sai,
e sai ... quanti passi
Misura
la bara di un bambino?
Nessuno
sa: né io, né tu, né il vivere
Solo il
silenzio scoppiò a ridere
L'EFFETTO
DEI RAGGI DI LUNA SUGLI STIVALI DI GOMMA
Vivo
in una trincea scavata
Non
ho né numero né pari
Sulla
destra c'è una casa con il numero 13
Sulla
sinistra è la ventiduesima casa
Non
ho ancora pareti o centrini o acqua
Ho
finestre
Due
Ampi,
con vista in campestre
In
cantina cespugli di basilico
E
fungo dell'esca bagnato
Appiccicato
su un armadio
Sui
rami attaccapanni
Bassi
Dalla
mia sala vengono fuori
Raggi
di luna che
Crollano
tenero
Sugli
stivali di gomma
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